Professional Poker Player, o giocatore occasionale?
Ad un certo punto della nostra storia pokeristica, presto o tardi, alcuni di noi sono avvolti da quella misteriosa vocazione che ci fa pensare di abbandonare le attività principali della nostra vita, per provare a fare il grande salto. Ma la cosa non è sempre consigliabile, anzi.
Pro o ricreativo?
Quando cominciamo ad appassionarci veramente al poker, lasciata da parte spinta e curiosità iniziale, la maggior parte di noi si chiede quale sia la differenza tra un giocatore di poker professionista, o “Professional Poker Player”, da cui PPP e giocatore occasionale/ricreativo.
È del tutto onesto non avere l’esatta percezione di ciò che siamo e di ciò che vediamo in questo micro-mondo, tanto che una definizione ufficiale e oggettiva di giocatore professionista, non esiste.
Intanto, dopo anni di tentativi e richieste, la professione del giocatore di poker non solo non è mai stata riconosciuta ufficialmente nella nostra nazione, ma anche la percezione degli italiani esula dal riconoscimento di tale “occupazione”.
Questo porta ad un primo ragionamento: non esistendo la professione, mancano anche i presupposti di carattere fiscale e contributivo, il mancato riconoscimento dei costi da dedurre, sia quelli legati ai buy in, che quelli di carattere prettamente pratico, quali costi per gli spostamenti, alloggio ecc ecc.
Un limbo dal quale difficilmente si uscirà
Questo tipo di situazione non rende quindi facile l’inquadramento del giocatore di poker professionista, già dal punto di vista professionale.
Il giocatore di poker che fa della disciplina un’occupazione, fa parte quindi di un limbo che è difficilmente riconoscibile e che, seppur volendo, non ha possibilità di provare a mettersi in regola.
Ma attenzione, il discorso pratico non è il solo a rendere il quadro così lacunoso, anche la stessa tipologia alla quale fare capo non ha regole ben definite.
Cifre? Quantità di tempo?
Ed ecco che, anche nei discorsi tra i giocatori di poker, vige spesso la necessità di ergere uno spartiacque tra un giocatore di poker professionista e uno che lo fa per semplice passione.
Pensate, ci sono migliaia di esempi in tutto il mondo, ai giocatori che per un motivo o per un altro, decidono di regalarsi una trasferta a metà tra la vacanza e il poker, per uscire dalla quotidianità di un lavoro “normale”.
Poniamo il caso che durante questa vacanza il fortunato viandante riesca a “shippare” un torneo importante dal montepremi luculliano.
È da quel momento considerabile un giocatore professionista?
Non sembrerebbe, soprattutto se dopo la sua vittoria, riprende, calmo e cheto, la sua attività lavorativa di tutti i giorni.
La verità sta nel fatto che ognuno di noi, a seconda di quelle che sono le smanie di diventare un PPP, sa, dentro di sé, a cosa aspira e cosa vuole diventare, soprattutto a seconda di quanto impegno, tempo, energie e soldi investe.
Il consiglio è sempre quello di giocare con moderazione ed evitare di mettersi grilli per la testa quando non è il caso di farlo.
Non è altissima la percentuale di giocatori che vince rispetto a quella che perde, per cui è sempre meglio contare fino a un milione, prima di prendere la strada del grande salto e abbandonare ciò che di più concreto si ha nella vita.
A meno che non siate dei geni del poker, allora… Andate voi!